sabato 30 aprile 2011

Lo spinoso tema della religione /3

Il Peccato

In tutte le religioni in cui è presente, il peccato è un atto religiosamente illecito che può attirare sul
peccatore o sulla comunità dei malefìci, quindi è richiesta un'espiazione, nel caso del cristianesimo,
la confessione. Ma quali sono le regole infrante le quali si va contro il volere divino? Per prima cosa
abbiamo i 10 Comandamenti. Voglio sottolineare  che la traduzione letterale dal greco déka lògous è
“dieci parole”, chiaramente a chiamarli parole, frasi o suggerimenti non se ne cambia la sostanza.
Quale che sia la versione (ce ne sono diverse a seconda dei libri della bibbia che si vogliono
consultare) sono frasi che non lasciano spazio a 'ma' o 'forse':
1) IO sono il signore tuo Dio
2) NON avrai altro Dio all'infuori di me
etc.

A parte diversi modi di esprimersi, il significato non cambia tanto in Esodo 20,2-17 che in
Deuteronomio 5,6-21. Nella versione ebraica più letterale si insiste maggiormente sulla fuga
dall'Egitto o sul divieto di tenere immagini di altre divinità, parti a quanto pare ritenute non
importanti nelle traduzioni successive.
La versione catechetica inizia con:
    1) Non avrai altro Dio fuori di me
    2) Non nominare il nome di Dio invano.

Come si può notare chiamare questi enunciati 'parole' non influisce minimamente sul reale intento:
dare ordini. Chiamarli “Comandamenti” è decisamente meno fuorviante.
Come tutti sappiamo i “Dieci Comandamenti” sono parte integrante del cristianesimo. Ma quali
altre regole, se infrante, possono mettere l'uomo in condizione di peccato?
Intanto tutti gli uomini nascono peccatori in quanto portano sulle loro spalle il peso del peccato
originale, come dire che se mio padre commettesse un omicidio, dovrei essere io a subirne la
condanna e la pena...Ma esiste un semplice rimedio: il battesimo.
Il battesimo è un sacramento che è imposto a coloro che vogliono diventare cristiani, anche a chi
non sa nemmeno cosa sia il cristianesimo, infatti i bambini, per definizione innocenti, sono portati
dagli stessi genitori al battesimale, perché?
Mediante il battesimo si è liberati dal peccato originale e rigenerati come figli di Dio, incorporati
nella Chiesa e resi partecipi alla sua missione. Senza tale rito o comunque senza la rinascita
dall'acqua e dallo spirito nessuno può entrare nel regno di Dio, questo è ciò che dice il catechismo
ufficiale. Ecco che si spiega l'urgenza di battezzare anche gli infanti. Per i cristiani i bambini
nascono innocenti, ma non abbastanza, oltretutto ci si ritrova ancora in tenera età che, senza volerlo,
si fa già parte di una organizzazione religiosa di dimensione planetaria, senza che nessuno ce lo
abbia chiesto.
Una volta che si è stati battezzati e si rispettano i dieci comandamenti possiamo ancora cadere nello
stato di peccato? Certo, infatti esistono anche i peccati capitali, i vizi mortali, sono chiamati in molti
modi anche a seconda dell'epoca. Essi sono: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.
Buona parte di ciò che rende l'uomo Uomo e non “divinità perfetta” è qui elencato. L'uomo è
iracondo, invidioso, pigro e dedito al piacere. E cosa c'è di male finché almeno non si infrange la
legge?
Facciamo alcuni esempi.
Lussuria, descritta come la dedizione al piacere. Ci sono stati tempi in cui il dedicarsi ai piaceri era
una forma d'arte, il dandismo per esempio, che ci ha dato uno degli artisti più grandi della
letteratura e del teatro: Oscar Wilde. Da quanto ne sappiamo e da quanto è arrivato fino ad oggi egli
era un uomo buono, troppo buono, tanto da finire in galera (e morirne per le conseguenze) per
proteggere la persona che amava, nonostante i suoi enormi difetti (Lord Alfred Douglas). Eppure
egli fece della sua vita una vera opera d'arte, lavorando a ciò che più lo divertiva, il teatro, e senza
mai disdegnare lussi e ogni genere di piaceri. Fu dedito al piacere.
Un altro grande uomo, William Blake, disse: “The path of excess leads to the palace of wisdom” e
gli eccessi non sono certo perseguiti perché spiacevoli, eppure hanno motivo di esistere nella
crescita di un essere umano verso più alti livelli di consapevolezza e quindi saggezza.
Un altro esempio è l'Ira. L'Ira è la rabbia, una rabbia eccessiva, ma come si misura la rabbia?
Quando diventa eccessiva? E' eccessiva la rabbia che porta a picchiare la propria moglie?
Ovviamente, siamo tutti d'accordo, quanto deve essere grande invece la rabbia, l'ira di un popolo
oppresso a cui rimane solo questo sentimento per potersi ribellare e cercare la libertà e la giustizia?
Deve indubbiamente essere immensamente più grande. Non è forse giusto cercare libertà e
giustizia? Allora la rabbia può essere il sentimento che unisce le persone verso un obiettivo grande e
giusto, ma è anche un sentimento in genere demonizzato dalla religione cristiana.
A questo punto si impone una nuova domanda: anche se si cade in peccato, perché non fare
semplicemente spallucce e continuare con la vita di sempre? Perché al cristiano è stato innestato il
senso di colpa che è il fine ultimo dell'invenzione del peccato. La colpa, la coscienza, è uno
strumento estremamente potente. All'inizio, quando si è ancora bambini, il senso di colpa per aver
commesso peccato è facilmente associato a quello per aver disobbedito ai genitori, tanto che Dio è
detto Dio padre, per esempio. Poi, tramite il catechismo e le messe, il peccato diventa un offesa
verso Dio (non che prima non lo fosse, chiaramente), verso quel “Dio buono” che ha sacrificato il
proprio figlio per liberarci dai nostri peccati etc etc. Se non si rispettano le volontà di un Dio così
buono come si può avere ancora stima per sé stessi? Il catechismo dice che, parlando della
confessione, coloro che si accostano al sacramento della penitenza ricevono dalla misericordia di
Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa alla quale hanno inflitto
un ferita col peccato.
Ci sarebbe anche da dire però che il sacrificio del figlio di Dio si é rivelato un evidente fallimento;
infatti serve ancora il battesimo contro il peccato originale e la confessione per i peccati
“quotidiani”.
Del resto la Chiesa non si aspetta che tutti siano dei credenti modello, basta che credano, è infatti
previsto il pentimento in punto di morte, che, se sincero, è prova di conversione e redime l'uomo dai
propri peccati, compresi quelli capitali. Ma cosa succede se si muore in peccato mortale (o capitale)
senza avere alcuna intenzione di pentirsi?

Nessun commento:

Posta un commento